Lo scenario è impressionante per chi sa e vuole leggere. Dalla cancellata e sin dai primi gradini, il visitatore attento sa che non entra nella Chiesa del Gesù o Casa Professa come in una chiesa normale. Tutto sin dai primi passi‚ è allegoria e simbologia.
Aprire la porta lascia senza parola; inatteso è lo spettacolo in atto sulle pareti, al punto che non esiste centimetro trascurato dal sontuoso addobbo, in grande parte scolpito e cesellato…
Per chi è più restio a lasciarsi sedurre, soffermiamoci sulla prima delle simbologie, nella continuità esterno /interno del Tempio:
All’esterno sulla facciata, la Madre con il bambino in braccio, annuncia alle sue spalle lo stesso bambino, in piedi e da solo, all’interno del tempio, come lei posto sull’asse sacro della navata maestra. Cristo bambino‚ avvolto da mille raggi, una gloria abbagliante.
Diametralmente opposto al bambino, dall’altro lato della navata, e posto sul medesimo livello, sempre lungo l’asse sacro, Cristo nel trionfo della Trinità. Egli‚ seduto accanto al Padre mentre svolazza tra loro la colomba dello Spirito Santo.
Niente di particolare in apparenza. Ma l’analisi rivela la semplicità/complessità del discorso: La Madre, posta fuori, è di tutti (quartiere-città-mondo) e custodisce la Casa, il figlioletto amorosamente stretto a Lei. La vocazione urbi et orbi di questa Madonna è il primo accenno alla stessa vocazione della chiesa dei Gesuiti, aperta a tutti verso alcuni misteri che il tempio rivelerà passo per passo.
Il bambino all’interno, spalla contro spalla con la Madre per cosi dire, non offre artificio altro che la sua nudità‚ vestito di Luce.
Questa luce che l’occhio profano ha già scambiato per il sole, non è il sole. Per apprezzare, bisogna realizzare che l’ingresso di Casa Professa è posto a Nord.
E da Nord nessun sole materiale, astrologico può ne potrà illuminare mai. La luce che avvolge il Bambino è quindi simbolica, la Sua Luce, quella a Lui affine, inseparabile.
Il percorso imposto dall’allineamento della navata principale porta da Nord a Sud. Per gli architetti del 1600, non era possibile ricavare una posizione diversa, e un orientamento più classico ad Est era del tutto impossibile.
Si è evidentemente dovuto tener conto di questo importante fattore per l’addobbo della chiesa. Sopratutto perchè‚ siamo in Sicilia dove la tradizione della teofania della Luce nell’architettura sacra è fortissima, sin dalle cultura Greca e Fenice.
Se l’allineamento di un tempio in Ovest/Est (asse del Decumano) permette di animare tutte le simbologie in un contesto da alba a tramonto, quelli orientati invece sull’asse del Cardo portano dalle tenebre all’apice del mezzodì solare.
A casa Professa, il figlioletto, dalla Madre posto prudentemente all’ombra, entra in chiesa in tutta la sua gloria di Luce, non creata ma intrinseca alla natura di Dio, una Luce increata per cosi dire. E tale Luce giunge all’apice a Sud, con l’allegoria della SS. Trinità, vera meta del percorso lungo l’asse sacro della chiesa. Ed in questa precisa posizione, la Luce IN DIO al suo apice cristiano abbraccia l’apice fisico del sole come corpo celeste, folgorante unione tra il Divino ed il suo Creato, tra Dio e l’Umanità.
Il percorso non finisce qui naturalmente, ma mi fermo qui per lascarvi pensare alla ricchezza che vi aspetta ad ogni lesena finemente cesellata.
Tutto a Casa Professa partecipa di una visione scrupolosamente servita dalla crème degli artisti -in gran parte Padri Gesuiti- tra 600′ e 800′, con una continuità d’intenti e stilistica incredibile in un lasso di tempo cosi esteso…
Lo scenario è impressionante per chi sa e vuole leggere. Dalla cancellata e sin dai primi gradini, il visitatore attento sa che non entra nella Chiesa del Gesù o Casa Professa come in una chiesa normale. Tutto sin dai primi passi‚ è allegoria e simbologia.
Aprire la porta lascia senza parola; inatteso è lo spettacolo in atto sulle pareti, al punto che non esiste centimetro trascurato dal sontuoso addobbo, in grande parte scolpito e cesellato…
Per chi è più restio a lasciarsi sedurre, soffermiamoci sulla prima delle simbologie, nella continuità esterno /interno del Tempio:
All’esterno sulla facciata, la Madre con il bambino in braccio, annuncia alle sue spalle lo stesso bambino, in piedi e da solo, all’interno del tempio, come lei posto sull’asse sacro della navata maestra. Cristo bambino‚ avvolto da mille raggi, una gloria abbagliante.
Diametralmente opposto al bambino, dall’altro lato della navata, e posto sul medesimo livello, sempre lungo l’asse sacro, Cristo nel trionfo della Trinità. Egli‚ seduto accanto al Padre mentre svolazza tra loro la colomba dello Spirito Santo.
Niente di particolare in apparenza. Ma l’analisi rivela la semplicità/complessità del discorso: La Madre, posta fuori, di tutti (quartiere-città-mondo) e custodisce la Casa, il figlioletto amorosamente stretto a Lei. La vocazione urbi et orbi di questa Madonna ‚ il primo accenno alla stessa vocazione della chiesa dei Gesuiti, aperta a tutti verso alcuni misteri che il tempio rivelerà passo per passo.
Il bambino all’interno, spalla contro spalla con la Madre per cosi dire, non offre artificio altro che la sua nudità‚ vestito di Luce.
Questa luce che l’occhio profano ha già scambiato per il sole, non è il sole. Per apprezzare, bisogna realizzare che l’ingresso di Casa Professa è posto a Nord.
E da Nord nessun sole materiale, astrologico può ne potrà illuminare mai. La luce che avvolge il Bambino è quindi simbolica, la Sua Luce, quella a Lui affine, inseparabile.
Il percorso imposto dall’allineamento della navata principale porta da Nord a Sud. Per gli architetti del 1600, non era possibile ricavare una posizione diversa, e un orientamento più classico ad Est era del tutto impossibile.
Si è evidentemente dovuto tener conto di questo importante fattore per l’addobbo della chiesa. Sopratutto perchè‚ siamo in Sicilia dove la tradizione della teofania della Luce nell’architettura sacra è fortissima, sin dalle cultura Greca e Fenice.
Se l’allineamento di un tempio in Ovest/Est (asse del Decumano) permette di animare tutte le simbologie in un contesto da alba a tramonto, quelli orientati invece sull’asse del Cardo portano dalle tenebre all’apice del mezzodì solare.
A casa Professa, il figlioletto, dalla Madre posto prudentemente all’ombra, entra in chiesa in tutta la sua gloria di Luce, non creata ma intrinseca alla natura di Dio, una Luce increata per cosi dire. E tale Luce giunge all’apice a Sud, con l’allegoria della SS. Trinità, vera meta del percorso lungo l’asse sacro della chiesa. Ed in questa precisa posizione, la Luce IN DIO al suo apice cristiano abbraccia l’apice fisico del sole come corpo celeste, folgorante unione tra il Divino ed il suo Creato, tra Dio e l’Umanità.
Il percorso non finisce qui naturalmente, ma mi fermo qui per lascarvi pensare alla ricchezza che vi aspetta ad ogni lesena finemente cesellata.
Tutto a Casa Professa partecipa di una visione scrupolosamente servita dalla crème degli artisti -in gran parte Padri Gesuiti- tra 600′ e 800′, con una continuità d’intenti e stilistica incredibile in un lasso di tempo cosi esteso…
Lo scenario è impressionante per chi sa e vuole leggere. Dalla cancellata e sin dai primi gradini, il visitatore attento sa che non entra nella Chiesa del Gesù o Casa Professa come in una chiesa normale. Tutto sin dai primi passi‚ è allegoria e simbologia.
Aprire la porta lascia senza parola; inatteso è lo spettacolo in atto sulle pareti, al punto che non esiste centimetro trascurato dal sontuoso addobbo, in grande parte scolpito e cesellato…
Per chi è più restio a lasciarsi sedurre, soffermiamoci sulla prima delle simbologie, nella continuità esterno /interno del Tempio:
All’esterno sulla facciata, la Madre con il bambino in braccio, annuncia alle sue spalle lo stesso bambino, in piede e da solo, all’interno del tempio, come lei posto sull’asse sacro della navata maestra. Cristo bambino‚ avvolto da mille raggi, una gloria abbagliante.
Diametralmente opposto al bambino, dall’altro lato della navata, e posto sul medesimo livello, sempre lungo l’asse sacro, Cristo nel trionfo della Trinità. Egli‚ seduto accanto al Padre mentre svolazza tra loro la colomba dello Spirito Santo.
Niente di particolare in apparenza. Ma l’analisi rivela la semplicità/complessità del discorso: La Madre, posta fuori, di tutti (quartiere-città-mondo) e custodisce la Casa, il figlioletto amorosamente stretto a Lei. La vocazione urbi et orbi di questa Madonna ‚ il primo accenno alla stessa vocazione della chiesa dei Gesuiti, aperta a tutti verso alcuni misteri che il tempio rivelerà passo per passo.
Il bambino all’interno, spalla contro spalla con la Madre per cosi dire, non offre artificio altro che la sua nudità‚ vestito di Luce.
Questa luce che l’occhio profano ha già scambiato per il sole, non è il sole. Per apprezzare, bisogna realizzare che l’ingresso di Casa Professa è posto a Nord.
E da Nord nessun sole materiale, astrologico può ne potrà illuminare mai. La luce che avvolge il Bambino è quindi simbolica, la Sua Luce, quella a Lui affine, inseparabile.
Il percorso imposto dall’allineamento della navata principale porta da Nord a Sud. Per gli architetti del 1600, non era possibile ricavare una posizione diversa, e un orientamento più classico ad Est era del tutto impossibile.
Si è evidentemente dovuto tener conto di questo importante fattore per l’addobbo della chiesa. Sopratutto perchè‚ siamo in Sicilia dove la tradizione della teofania della Luce nell’architettura sacra è fortissima, sin dalle cultura Greca e Fenice.
Se l’allineamento di un tempio in Ovest/Est (asse del Decumano) permette di animare tutte le simbologie in un contesto da alba a tramonto, quelli orientati invece sull’asse del Cardo portano dalle tenebre all’apice del mezzodì solare.
A casa Professa, il figlioletto, dalla Madre posto prudentemente all’ombra, entra in chiesa in tutta la sua gloria di Luce, non creata ma intrinseca alla natura di Dio, una Luce increata per cosi dire. E tale Luce giunge all’apice a Sud, con l’allegoria della SS. Trinità, vera meta del percorso lungo l’asse sacro della chiesa. Ed in questa precisa posizione, la Luce IN DIO al suo apice cristiano abbraccia l’apice fisico del sole come corpo celeste, folgorante unione tra il Divino ed il suo Creato, tra Dio e l’Umanità.
Il percorso non finisce qui naturalmente, ma mi fermo qui per lascarvi pensare alla ricchezza che vi aspetta ad ogni lesena finemente cesellata.
Tutto a Casa Professa partecipa di una visione scrupolosamente servita dalla crème degli artisti -in gran parte Padri Gesuiti- tra 600′ e 800′, con una continuità d’intenti e stilistica incredibile in un lasso di tempo cosi esteso…
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